“Non so quando mi passerà, l’ ho
vista brutta, brutta davvero…”. Anna è in ospedale, mi parla al telefono con un
filo di voce, che tradisce da un lato l’incredulità e la gioia di essere ancora
viva, dall’altro lo spavento e il dolore fisico. Ha un trauma alla testa, una
brutta botta alla spina dorsale, male ovunque, ma c’è, Dio mio, c’è per
fortuna. Un grosso Tir con rimorchio ha spazzato via la sua Punto, quasi
disintegrandone metà. Com’è successo? “Non so, non so bene. Quel ragazzo che
guidava dice che si è distratto un attimo. Forse era stanco, forse stava
tornando a casa, forse aveva guidato tutta la notte”. Forse. Lo accerterà la
procura di Brescia, dove la polizia municipale ha inoltrato il fascicolo con
verbale dell’incidente e il primo interrogatorio dell’autista del Tir. I
dettagli sulla dinamica, come si dice in questi casi, sono in via di
accertamento. Ma si sa già molto dal racconto di Anna, che fa gelare il sangue.
Andava dalla Valcamonica a Brescia. Mattina. Caldo e il consueto traffico che
c’è su quella strada che costeggia il lago di Iseo era tutto sommato regolare.
Curve e gallerie, le stesse filmate poco tempo fa da Striscia la Notizia perché
mancavano gli estintori. Ed è tra una galleria ed un’altra, in un breve tratto
di una cinquantina di metri di cielo, che avviene ciò che Anna non si sarebbe
mai aspettata. Dietro di lei, un Tir. E un impatto improvviso, devastante. “Ho
sentito come un’onda, qualcosa che mi spingeva in avanti con violenza, un colpo
fortissimo”. In un secondo, la Punto viene colpita in pieno, tamponata nel modo
più inspiegabile. Frantumata. Chi ha visto quell’auto sa che la vita di Anna,
oggi, è un miracolo. Ha battuto forte la testa, si, ma non contro il
parabrezza: contro il pianale del portabagagli, schiacciato contro i sedili
anteriori. Anna è svenuta, ci sono momenti che non ricorda. “Mi sono svegliata
un attimo mentre mi tiravano fuori dalla macchina e ho visto un ragazzo con una
camicia a quadretti che si giustificava, diceva di non avermi vista. Poi mi
sono toccata la testa, piena di tagli, e ho visto tanto sangue. Sono svenuta di
nuovo e mi sono svegliata in ospedale”. Resta il fatto che questa giovane
donna, che in un giorno come tanti faceva le cose di sempre, adesso è in un
letto d’ospedale. Le hanno tagliato tutti i capelli, ma è il meno. Sa già,
perché i medici glielo hanno già detto, che di certo ne avrà per un paio di
mesi. Poi si vedrà. In un secondo, sono sfumati gli immediati progetti di vita
di una ragazza che la vita la ama: l’estate, il mare, le feste tra amici, il
suo tempo per Isotta, la sua inseparabile amica a quattro zampe. Un attimo e la
sua famiglia è stata catapultata nel buio, perché per un po’ non si sapeva se
quella botta alla testa richiedesse un intervento, se Anna aveva lesioni
importanti, se avrebbe camminato o no. Adesso sono paure, controlli, esami da
fare e rifare, flebo, medicazioni, pellegrinaggi quotidiani in un ospedale
nemmeno troppo vicino. Per una distrazione di un uomo al volante di un Tir. Uno
come tanti, inghiottito da un sistema crudele, che ti vuole su strada il più
possibile per uno stipendio da fame. Chissà quanti chilometri aveva alle spalle
quell’uomo di nemmeno quarant’ anni, presumibilmente nel pieno delle sue forze.
Anche questo sarà stabilito dalle indagini in corso. Ed ancora interrogativi:
chissà perché si è distratto e chissà se è per paura o vergogna o peggio
disinteresse che, dopo, non ha nemmeno chiamato nessuno per sapere come sta
Anna. Al di là dei chissà e dei presunti perché, oltre ogni considerazione, che ha sempre
diverse chiavi di lettura a seconda del punto di vista, resta l’ennesima
certezza: una distrazione commessa da chi guida un bisonte della strada può
avere conseguenze gravissime, se non altro per una questione di dimensioni.
Un’auto contro un Tir ha sempre la peggio, e questo è un dato di fatto. A chi
guida le auto si raccomanda di non mettersi alla guida se stanchi, ma il
mercato, agli autisti di Tir, impone l’opposto. Anna queste cose le sa, ma non
credo le interessino molto adesso che è lì, in quel letto, a parlarmi con un
filo di voce dal cellulare di sua sorella perché il suo, nell’impatto, si è
rotto nonostante fosse nella borsetta. Non credo proprio interessino né a lei,
né a tutti coloro che, come lei, hanno patito qualcosa di simile o che hanno
qualche parente che ha perso la vita per motivi che somigliano a questo. “Non
dimenticherò mai più” ripete Anna, che rivive in continuazione come flash
quello tsunami della strada, così improvviso e devastante. “Starò meglio, ma
come farò a rimettermi in strada? Ho paura adesso, non ne ho mai avuta tanta
così. Mai mi sono sentita così vicina alla morte”. Di viaggiare Anna ha
bisogno, come tutte le giovani donne che studiano, lavorano e vivono in un piccolo
paese lontano dai centri importanti. Ma quella normalità interrotta per una
“banale” distrazione le provoca un sottile stato d’angoscia. Chissà se sarà
risarcita anche per questo. |
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