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Articoli 31/07/2006

Muore una bambina caduta da una minimoto, e purtroppo non è la prima volta

I precedenti, cosa dice la legge e cosa fanno le forze di polizia

Minimoto, palestra per i giovanissimi campioni di domani…
(questa è una minimoto “vera”, costa oltre 1.000 euro ma guardate che gesto atletico…
(foto archivio Asaps)


(ASAPS) – Roccasecca, comune di Cassino (Frosinone), ore 22 circa: in un parcheggio davanti ad un’abitazione privata in via Pantanone, Valeria – 10 anni – festeggia la promozione in quinta elementare scartando il suo regalo, una minimoto. Il suo sorriso resterà sempre impresso nei genitori, che la vedono salire sul modellino in scala, oggetto del desiderio di moltissimi bambini e adolescenti, che si avvicinano al mondo sportivo proprio in sella a questi piccoli bolidi. Così fecero i campioni di oggi, Valentino Rossi in testa, ma anche Melandri, Capirossi, Pasini. Praticamente tutti. Valeria parte e accelera, ma il gas fa impennare la minimoto e la bambina cade, sbattendo la testa, che forse non ha il casco. Un secondo e la sua giovanissima vita si interrompe per sempre. Il trauma cranico è grave, gravissimo, e dopo una notte di agonia muore all’alba di sabato (29 luglio). Non è la prima volta che la minimoto uccide un minore: il 10 maggio scorso, a Giugliano (Napoli), un 14enne si era avventurato in strada – senza casco – in compagnia del cuginetto, entrambi in sella ad un miniquad. Ad un incrocio, in via Santa Rita da Cascia, quasi al confine con Aversa, sono finiti sotto ad un camion che trasportava gelati, il cui conducente non si era nemmeno accorto di loro: erano troppo bassi rispetto alla sua visuale. Due casi diversi, con esiti purtroppo letali, uniti da un denominatore comune: la minimoto.

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L’uso delle minimoto in strade pubbliche
è assolutamente vietato, pena la confisca

Ora, non vogliamo assolutamente criminalizzare l’oggetto, che di per sé è inoffensivo, ma è necessario agire per tempo, prima che altri ragazzini facciano la stessa fine.
È doveroso però porre una prima differenza, tra la minimoto vera e la sua imitazione low-cost.
La prima, nata per uno scopo ludico o agonistico, ma comunque frutto di una progettazione ed uno studio accurati, dotata di sistemi di frenatura ottimi, di sistemi di sospensione adeguati, di pneumatici di buona fattura. Insomma una moto “bonsai”, che trasferisce le prestazioni di un bolide da MotoGP in un modellino in scala, che consente ai campioni in erba di avvicinarsi con moderazione alla velocità ed alla piega.
La seconda, la imitatio veri, arrivata prepotentemente in Europa da una geniale trovata cinese: copiare le costose duoeruotine originali e irretire genitori desiderosi di accontentare i figli con un oggetto che piaccia anche a loro, in puntuale “offerta speciale” a 199 euro, miscela esclusa, in tutte le aree di servizio.
Chi usa la minimoto vera, chi si intende un poco di meccanica, capisce che quegli oggettini luccicanti, repliche fasulle delle repliche vere in scala, hanno masse sospese e non sospese assolutamente ridicole, telai che andrebbero in crisi alla prima lieve deriva, catene di trasmissione fatte con forcine per capelli, motori dagli improbabili rumori che fanno presagire grippaggi alla prima tirata. Non parliamo dei freni, assolutamente ridicoli e pericolosi.
Chi le vende fa soldi facili, perché in fondo si tratta di oggettini kitsch da mettere in sala, magari in pendant con il televisore al plasma nelle giornate di Rossifumi…
O per far divertire il figlio, con un giocattolo (che giocattolo non è, perché uccide) a poco prezzo, salvo pagarne uno ben più alto, quando è troppo tardi.
Chi usa le minimoto vere, chi le compra per farci andare sopra i propri figli, spende di più – perché la sicurezza dei bambini non si misura  – compra anche le minitute e i minicaschi, e i rampolli si abituano e si vedono meglio nei loro idoli-campioni.
Sanno bene, gli esperti, che non si tratta di giocattoli, come invece fanno pensare i venditori e gli importatori di questi pericolosissimi oggetti.
A metterci una pezza, ci hanno provato proprio alcuni giorni fa i militari della Guardia di Finanza, di Ascoli Piceno e i funzionari della Dogana di Ancona, ma si tratta solo degli ultimi due sequestri di questo genere, visto che ormai anche Bruxelles ha preso una decisa posizione e sono già state diramate le linee operative a tutti i paesi dell’UE.
Lo scorso 14 luglio, nel porto di Ancona, il servizio Dogana ispeziona alcuni container appena sbarcati da un cargo proveniente dalla Cina: a bordo ci sono 700 minimoto, tutte tappezzate di adesivi di Honda, Yamaha, Mobil, Gauloises e Michelin: repliche false delle repliche vere, dunque, come hanno confermato le stesse aziende chiamate in causa sulla verifica dei propri marchi: tutte contraffazioni e così il sequestro si trasforma in confisca, sottraendo a questo pazzesco mercato un carico del valore di 40mila dollari USA.

Una goccia nel mare? Forse, ma a forza di gocce…

Il 26 luglio, 847 minimoto di fabbricazione cinese, non in regola con le norme dell’Unione, vengono sequestrate dal comando Guardia di finanza di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), che sguinzaglia i Baschi Verdi in cinque diversi esercizi commerciali della provincia di Ascoli e Perugia. Qui il discorso è più complesso, perché le Fiamme Gialle hanno svolto una vera e propria indagine tout-court, scoprendo che oltre alla contraffazione dei marchi c’è ben altro che rende pericolose le replichette letali.
Tutte le minimoto finite nei depositi giudiziari, infatti, non rispondono ai requisiti della Comunità Europea in materia di emissioni elettromagnetiche e quando vengono accese disturbano le frequenze degli apparecchi nelle vicinanze.
I rivenditori sono caduti dalle nuvole, quando i militari hanno chiesto loro di esibire la documentazione CE obbligatoria, o hanno mostrato documenti non conformi a quelli imposti dalla Direttiva comunitaria 89/336/EEC sulla compatibilità elettromagnetica.
Un escamotage amministrativo? Nemmeno per idea, perché la procura di Fermo, che dirige le indagini, ha già nominato alcuni periti incaricati di valutare la loro sicurezza e non sono escluse sanzioni penali.
Mentre i periti sono al lavoro, la GDF ricerca ora tutte le minimoto già nel frattempo vendute e sembra che non siano poche, visto che i proventi delle vendite accertati corrispondono a 300mila euro. Per quelle già rinvenute è scattata una segnalazione al ministero delle Attività produttive, che potrebbe confiscarle.
Le prime ripercussioni sul mercato di questi oggetti si avvertono già: l’importatore, un cinese residente a Sant’Elpidio è stato denunciato e la sua attività bloccata.
Ad aprile nel porto di Genova, sempre la Finanza aveva sequestrato 4.463 moto contraffatte, anch’esse di fabbricazione, tutte stipate in 13 container, e accompagnate da pezzi di ricambio. In questo caso gli investigatori hanno accertato ben altro: per esempio che le minimoto sarebbero state pagate dai rivenditori circa 50 euro, e sarebbero state poi rivendute a 299. Ora, le ritrovano anche a 199 euro.
Quelle vere, quelle in sella alle quali non risultano essere state registrate morti, costano oltre 1.000 euro.
E a Bruxelles, che si dice? Intanto il governo europeo ha mostrato un’estrema competenza in materia, distinguendo subito tra le minimoto vere e le sorellastre fatte in Cina. Ma il dato più importante è che ne è stata subito avvertita la pericolosità, visto che la Commissione Europea aveva deciso di monitorare il fenomeno fin dal 2005. Nel corso di quell’anno, infatti, vennero registrati numerosi incidenti mortali, 5 dei quali solo in Gran Bretagna: ma qui, Sua Maestà ha provveduto subito ed oggi chi le vende, quelle non in regola, rischia la galera. Il 2006 si è purtroppo aperto malissimo, con un episodio addirittura in Svezia, e con la morte del 14enne a Giugliano.
La prima mossa ufficiale è stata però quella duplice di informare i consumatori sui possibili rischi per la propria salute e di porre precisi paletti a salvaguardia delle proprie industrie dalla contraffazione dei prodotti. Il commissario europeo alla salute Markos Kyprianou sta lavorando alla segnalazione sui rischi per i propri consumatori giunta a Bruxelles da 14 diverse autorità nazionali, Italia compresa.
La risposta è arrivata immediata e la Guardia di Finanza, con il suo formidabile apparato di Polizia Tributaria, ha ricevuto il preciso mandato di fare chiarezza e soprattutto pulizia.

“È estremamente preoccupante il numero crescente di mini-moto a basso prezzo sul mercato Ue: vengono concepite - ha spiegato Kyprianou – per piacere ai giovani, per le loro piccole dimensioni e per la loro velocità, ma non sono dei giocattoli e possono uccidere”. La dimostrazione, l’ultima, ce l’ha data la piccola Valeria. (ASAPS)


© asaps.it

di Lorenzo Borselli

Cassino
Lunedì, 31 Luglio 2006
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