Fa molto piacere scoprire che un ministro, quello dei Trasporti, dimostra una sensibilità da tempo sconosciuta verso la sicurezza e in particolare dimostra piena coscienza del fattore rischio connesso alla velocità dei cui limiti è competente. Aspetto questo già sottolineato con la matita blu dall’Ue e che viene affrontato con logiche severe da altri paesi come Spagna, Francia e Inghilterra, nei quali se si superano i limiti previsti di 50-60 Km si finisce in galera. Lo facessimo in Italia in un giorno vanificheremmo gli effetti liberatori dell’indulto. Fa poi veramente molto piacere constatare che la “pratica” dei 150 sarebbe stata definitivamente archiviata. Asaps insieme a Sicurstrada si è battuta fin dall’inizio con cocciuta determinazione contro l’applicazione di un provvedimento che avrebbe consentito di viaggiare fino a 200 all’ora senza il rischio di ritiro della patente. I dati sulla sinistrosità autostradale, ma anche quelli della rete ordinaria, vanno in netta controtendenza rispetto alle percentuali positive dei primi tempi del dopo PaP. I morti sulla rete stradale stanno di nuovo crescendo. Servono sicuramente misure adeguate per farci tornare sulla giusta direzione, imboccata con energia da altri paesi europei a mobilità matura. In Italia fra difficoltà ad identificare i conducenti a cui sottrarre i punti della patente, fra scarsità di controlli (in 20 anni abbiamo assistito ad un aumento del 120% del parco veicoli, del 7% della rete stradale e dello 0% delle pattuglie che anzi, per quanto riguarda la Stradale sono tendenzialmente diminuite), e l’estrema benevolenza nell’accoglimento dei ricorsi dei conducenti, esiste una sorta di condono permanente. Molti conducenti l’hanno capito e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ben vengano provvedimenti di restrizione per l’indisciplina stradale, ben venga una giusta valutazione del rischio velocità. 16 morti e 800 feriti al giorno richiedono misure coraggiose anche se impopolari. Ci lascia però perplessi la proposta del ministro dei Trasporti che in un’intervista al Corriere della Sera dichiara: “Si pensa anche a introdurre fasce orarie in certe zone turistiche dove ci sono le discoteche. Di notte, in pratica, sarà obbligatorio andare più piano». Vogliamo ricordare che già oggi esistono i limiti di 110 Km/h in caso di pioggia, di 50 quando la visibilità per nebbia è inferiore ai 100 metri, limiti però molto difficili da far rispettare e soprattutto è difficile contestare la violazione per l’impossibilità pratica di misurare in tempo reale la velocità dei mezzi. Aggiungere altri limiti diversificati potrebbe aumentare la confusione, e la difficoltà per farli rispettare. Sulla strada una norma sistematicamente violata è una norma inesistente che indebolisce anche l’applicazione delle altre. Ci accontenteremmo, per ora, di far rispettare i 130 e i limiti più bassi indicati in quei concentrati di rischio che sono i cantieri stradali. Per un progetto di limiti diversificati, servirebbe un monitoraggio elettronico di tutta la rete e almeno il triplo delle pattuglie di oggi. Non dimentichiamo che esistono anche altre sistematiche e rischiose violazioni alle norme di comportamento: la distanza di sicurezza, i sorpassi da destra, la mancata occupazione della corsia di destra, l’utilizzo di quella di emergenza, per non parlare dei controlli su alcol e droga. Per tutto questo servono più agenti, per mettere su strada più pattuglie. Riportiamo a livelli credibili la possibilità di sanzionare le violazioni sulla strada e subito ne vedremo gli effetti. L’elettronica sia tenuta per mano dall’azione dell’uomo e della donna… con la divisa. Giordano Biserni
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