Strage di Monteforte Irpino: la revisione era falsa
Indagati, ora, anche due funzionari della Motorizzazione
L'avidità è il movente di quella strage?
(ASAPS) Dunque, la revisione del bus precipitato dal viadotto della A16 a Monteforte Irpino il 28 luglio 2013, era falsa.
Cioè: non che fosse falso il tagliandino adesivo che viene appiccicato sulla carta di circolazione quando il veicolo supera il collaudo, che la burocrazia motoristica definisce “revisione periodica”. Il tagliandino era stato davvero rilasciato dalla Motorizzazione Civile, ma la revisione non c'era stata.
Direte voi: e come è possibile?
In Italia, capita ancora e ora 40 vittime pretendono giustizia.
Sarebbe stato troppo semplice prendersela col destino, rifarsela con una macchia d'olio, con il conducente o con una barriera semplicemente arrugginita.
La peggior sciagura della strada italiana potrebbe avere un movente: l'avidità.
40 persone sono morte per l'avidità di una somma di persone e una somma di fattori hanno reso il bilancio degno di una strage terroristica. 48 passeggeri, 40 morti. Sulla Costa Concordia, la sera del naufragio, viaggiavano 4.229 passeggeri e le vittime furono 32.
Come sia andata lo diranno le indagini, ma non è difficile intuirlo: o qualcuno ha sbagliato, o qualcuno si è fatto corrompere, ma in ogni caso lo spettro delle responsabilità si allarga enormemente ed apre oscuri scenari.
Meglio: allarga quelli che già conosciamo bene e che ammantano il mondo del trasporto su gomma di un alone che definire inquietante potrebbe essere eufemistico.
Noi che abbiamo un sesto senso per i segnali che la strada ci manda, ci siamo accorti da un pezzo che la crisi economica e un certo malaffare favorito da una progressiva perdita di capacità di contrasto delle corruttele dovute alla perdita di efficienza delle forze di polizia, hanno ingrossato il grigio.
L'Italia, del resto, è un paese che deve fare molto per contrastare la corruzione che vi impera e che ci piazza al 69esimo posto – tra Montenegro e Kuwait – nella speciale classifica che Trasparency International, la ONG che monitora l'indice di percezione della corruzione nel mondo predispone ogni anno (clicca qui per leggere il rapporto).
Una bustarella e via, per chiudere occhi e sviare gli accertamenti periodici su pneumatici, freni, fari, indicatori di direzione, rumore ed emissioni, senza parlare poi di sterzo, cinture, cronotachigrafi. Oppure per la copertura assicurativa, che in sede di revisione nessuno (o quasi) controlla.
Sappiamo come sia facile, se un funzionario infedele si mette al servizio del corruttore: si porta il veicolo alla revisione e poi cosa accade sui rulli è facile immaginarlo.
Quante volte, negli uffici della Stradale, si presentano dipendenti impauriti, schiacciati dal terrore di perdere il lavoro e dalla responsabilità di guidare bombe innescate. Quante volte – nei discorsi informali che facciamo nell'ambito di rapporti confidenziali – ci vengono narrati scenari sui quali è legalmente impossibile intervenire senza che poi il dipendente venga poi licenziato?
E anche se il confidente non c'è, se la scoperta di una carretta in circolazione avviene per caso nel corso di un controllo stradale, che strumenti ci sono?
L'idea del Centro Mobile di Revisione poteva essere una carta vincente nel poker della guerra all'illegalità, ma come tante cose sembra destinata ad essere dimenticata.
Con i CMR si potevano svelare un sacco di arcani, bypassare i dedali della burocrazia, contrastare la concorrenza sleale dei paesi emergenti o delle canaglie comunitarie e, forse, con adeguate strategie, salvare qualche vita.
I controlli coi centri mobili di revisione, hanno dato sempre risultati molto brillanti, ma chissà perché, la stagione della caccia al trasgressore – che è poi l'equivalente di un kamikaze che gira imbottito di tritolo – è finita presto. Nel 2003 potevamo contare su 17 Centri Mobili di revisione, che venivano stabilmente piazzati nei punti nevralgici delle autostrade italiane e costringevano tutti, non solo i bisonti della strada ma anche veicoli leggeri e motoveicoli – alla perfetta regolarità, pena l'immediata sospensione dalla circolazione.
Oggi, quanti ne sono rimasti? Quanto vengono utilizzati?
Non lo sappiamo, ma cercheremo di capirlo.
E quanto può valere stabilire che in un determinato giorno, tutte le pattuglie della Stradale di dedichino ad un settore del trasporto se, alla fine, l'unica cosa che si può fare è una multa?
Solo poche settimane fa, la Polizia Stradale di Rimini ha sequestrato alcuni autobus che stavano portando in giro le scolaresche senza l'assicurazione: se consideriamo quante pattuglie sono effettivamente in circolazione, è facile immaginare che sommerso di illegalità ci sia in giro.
Dietro, spesso, è l'avidità che comanda tutto, come nel più scontato copione di un b-movie. (ASAPS)
Alcune riflessioni dopo la sconcertante notizia di quelle revisioni false sulla carta di circolazione del pullman della morte. (ASAPS)