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Notizie brevi 21/04/2004

Reggio Emilia Un’auto di corrieri di droga investe e uccide Stefano Biondi poliziotto in prima linea. Stefano era anche nostro referente Asaps alla Sottosezione di Modena Nord.

Reggio Emilia
Un’auto di corrieri di droga investe e uccide Stefano Biondi poliziotto in prima linea.
Stefano era anche nostro referente Asaps alla Sottosezione di Modena Nord.


E’ dunque vero. Stefano Biondi, un gigante di quasi 1 metro e 90, 28 anni di età, di cui 8 passati su quella trincea d’asfalto che è l’autostrada, è stato ammazzato. Ancora una volta vediamo quegli stivali che ci ostiniamo a chiamare centauri sbucare da una coperta. Non un lenzuolo, perché in autostrada l’aria non è mai ferma, e volerebbe via come la vita del nostro uomo migliore. Da quella coperta, ordinanza del kit di soccorso delle pattuglie, scorgiamo per l’ultima volta un lembo della divisa che Stefano, davvero, amava tanto. Nessuno si azzardi a dire troppo.
Ma raccontiamo la cronaca. Stefano Biondi, nostro valido referente, insieme al Comandante Giancarlo Alberti, in quella sottosezione d’assalto che è Modena Nord, uomo molto impegnato nel volontariato, stava per finire il turno 13/19, quando dalle radio "parte la bambola".
Senza esitare, col suo collega, decidono di tornare indietro, spingono a fondo l’acceleratore incontro ad una Porsche Booxter segnalata in Lombardia.
Corre davvero quella macchina, troppo per le pattuglie, tutte sopra i 220 orari e l’unico modo per fermarla è chiuderle la strada.
Stefano lo sa, e, anche se sta per smontare dal turno, insieme ai suoi compagni predispone il blocco. Scende dall’auto proprio sullo svincolo di Reggio Emilia, ma i rapinatori hanno già deciso di saltare il fosso e diventare assassini. "Mors tua fuga mea".
Stefano, pistola in fondina, era appena sceso dall’auto, quando la fuoriserie tedesca è spuntata da quel piccolo orizzonte verticale della carreggiata. è arrivata minacciosa, con alle spalle una storia raccontata alla radio dall’operatore del Centro Operativo, fatta di speronamenti, di sirena e lunghi rettilinei della tre corsie bruciati col sottofondo assordante del limitatore di giri, ma anche di un primo tentativo di travolgere gli agenti della Sezione di Reggio Emilia, sulla sua strada.
La Porsche rallenta, perché pare non avere scampo, ma l’assassino alla guida scarta e prova a passare sull’unico punto debole del posto di blocco, quello dove c’è quel gigante di Stefano che li aspetta.
La pistola è ancora in fondina, ma i ladri barattano la vita del Centauro per quelle due settimane di galera che avrebbero dovuto fare, magari per la dodicesima volta, se si fossero consegnati.
Barattano la vita di un ragazzo di 28 anni con la divisa e una forza straordinaria che in pochi, ormai, hanno ancora. Sono istanti terribili quelli in cui la Porsche travolge il povero Stefano, facendo volare via il giubbotto antiproiettile e la sua giovane vita. L’auto si schianta. Stefano, in questo modo, ha fermato la coppia di balordi, che hanno tentato una fuga nei campi.
Fuga finita con sparatoria e manette. Ma ha fermato anche la sua vita. Secondo le prime ricostruzioni la vettura sportiva era usata pe trasportare alcuni chili di cocaina o robaccia del genere.
Dopo l’allarme la Porsche è stata intercettata e poi persa di vista dalle pattuglie della Polizia Stradale, ma un cantiere sul tratto emiliano ha consentito agli agenti di guadagnare terreno e rimettersi a vista. L’allarme è rimbalzato in tutti i reparti della tratta proprio nell’orario in cui le pattuglie si scambiano le consegne.
Stefano, che aveva da poco concluso insieme ai suoi colleghi una clamorosa operazione sequestrando 9 kg di sostanza stupefacente, non ha esitato a saltare di nuovo in macchina a dare manforte ai compagni impegnati nell’inseguimento.
Poco prima di Reggio Emilia era riuscito ad approntare un posto di blocco, forzato con lucida e folle determinazione dai suoi assassini. I due banditi, feriti, sono stati ricoverati in ospedale e se la caveranno.
A noi della redazione, a tutti noi dell’Asaps, rimane ancora una volta un cuore devastato dai continui lutti, che in un modo o nell’altro ci privano delle nostre amicizie più care, dei nostri affetti più grandi, questa volta addirittura di un nostro referente.
Siamo in ginocchio davanti a uomini come Stefano. (ASAPS)
Mercoledì, 21 Aprile 2004
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