Riconosciamolo, molte volte siamo stati critici col sistema giustizia, un pianeta che spesso ci è sembrato lontano anche dagli operatori della sicurezza che lavorano in divisa dalla stessa parte della barricata, per la legalità.
Oggi però a Reggio Emilia l’esito del processo con rito abbreviato davanti al GUP, agli assassini del nostro Stefano, ci ha riconciliato e siamo col cappello in mano per la memoria del nostro agente medaglia d’oro, per il rispetto alla sua famiglia e per il coraggio della giovane giudice che ha emesso la sentenza.
La tensione nella mattinata della giornata decisiva si tagliava a fette. Pubblico tenuto fuori, tantissimi i colleghi in divisa col comandante Alberti in testa.
In aula il giovane e brillante avvocato della famiglia di Stefano, Cosimo Zaccaria, ha con fermezza dato fiato alla forza della sua replica, circostanziata, ferma, acuta in punto di diritto e con lui il PM.
Risparmiamo i contenuti delle repliche delle difese che hanno quasi chiamato in gioco, da quello che abbiamo saputo - perché eravamo fuori e potevamo solo origliare - la responsabilità e l’avventatezza della pattuglia e di Stefano in particolare, come se lui se la fosse quasi cercata sbarrando, quel maledetto 20 aprile 2004, il passo alla Porsche nell’unico punto di fuga, da una posizione strategicamente “innaturale”.
Le provocatorie tesi della difesa sono state demolite da un verdetto implacabile e coraggioso che, pur col rito abbreviato, ha inflitto l’ergastolo a Fabio Montagnino conducente della Porsche nera e 14 ani al suo gregario del crimine Michele D’Ambrosio, giudicato colpevole anche della partecipazione morale all’omicidio di Stefano.
Tensione a 20.000 watt all’uscita. Mamma Loredana, papà Luciano e la sorella Marzia, confusi, piangono, abbracciano tutti quelli che incontrano con addosso una divisa (o l’avevano nel cuore come noi), l’avvocato Zaccaria, il comandante di Modena Nord la dott.ssa Mongiorgi dirigente della Sezione di Modena.
Poi fra le grida dell’emozione, il sibilo di una frase lanciata come un missile Cruise partito da un gruppo di donne, fra loro forse la mamma di uno dei condannati: “Urlate, urlate ma il vostro rimane sottoterra, il mio presto verrà fuori, ci vedremo all’appello!”
E’ stato un cerino lanciato in un contenitore di benzina. Difficile trattenere l’impeto di mamma Loredana, in 5-6 quasi non la tenevamo. L’urlo disperato della mamma coraggio di Cervia ha echeggiato nel freddo piazzale del palazzo della legge di Reggio Emilia.
Oggi è stata scritta un’ importante pagina per la giustizia. E’ vero ci sarà l’appello, vedremo! Ma che iniezione di incoraggiamento per quei ragazzi della Polizia Stradale di Modena Nord, che fanno arresti a pacchi, che lottano con le unghie contro il crimine, per il loro comandante, per la famiglia di Stefano, per tutte le forze dell’ordine e, lasciatecelo dire, anche per noi dell’Asaps e per tutti i cittadini onesti.
E’ vero, come ha detto la mamma: “Stefano però non ritorna!”
Oggi intanto è ritornata la fiducia nella giustizia.
Giordano Biserni
Presidente Asaps
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