Pierluigi Giovagnoli: un vero
Centauro che ci ha lasciato
Troppo spesso nelle pagine del Centauro dobbiamo ricordare un collega caduto in servizio. Questa volta per noi dello staff dell’Asaps forlivese è ancora più difficile: conoscevamo Giovagnoli personalmente da molto tempo, con lui avevamo lavorato fin dalla metà degli anni ’80. E’ doloroso ricordare Pierluigi Giovagnoli, 46 anni, Sovrintendente della Sezione Polizia Stradale di Forlì, che ci ha lasciato tragicamente a causa di un gravissimo incidente stradale mentre con la moto, il 24 maggio scorso, era di scorta ad una gara ciclistica. Il dolore si trasforma poi in rabbia al pensiero che una giovane moglie è rimasta vedova e tre figli orfani a causa di un conducente che aveva, alle 3 del pomeriggio, superato abbondantemente i valori alcolemici ammessi, con oltre 3 g/l. Questo lo vorremmo gridare in faccia a quei non pochi Giudici di Pace che, con le oblazioni e assoluzioni a portata di penna, stanno svuotando di contenuto il valore di una gravissima violazione come quella riconducibile all’art. 186 del C.d.S. Si dirà ma questa è un’altra storia. Non è vero. Se accadono fatti tanto gravi è ora di chiamare in causa precise responsabilità e complicità. Che Paese può essere quello nel quale una Polizia Stradale e le altre forze di polizia non solo faticano a mantenere sufficientemente ordinato il sistema circolazione, ma non riescono troppo spesso neppure a tutelare se stesse? Torniamo a Pierluigi, lui va ricordato come merita. Lo vogliamo fare con le parole del suo dirigente, il Dr. Giorgio Collura: «Giovagnoli? Era un vecchio “Stradalino”, come ci chiamiamo noi agenti della Stradale, un veterano». «Avrebbe potuto da tempo chiedere un incarico amministrativo, un posto “comodo” in ufficio – racconta il comandante – ma lui non ci pensava neppure. Era innamorato della sua moto, dell’odore dell’asfalto, amava il suo mestiere e non lo voleva cambiare». «Svolgeva il suo lavoro - continua il comandante – con abnegazione e passione. Il suo fascicolo è zeppo di compiacimenti per gli ottimi risultati conseguiti. Amava la sua moto, voleva continuare a cavalcarla. Una scheggia impazzita glielo ha impedito». Cosa possiamo aggiungere? Cosa si deve dire di più di uno Stradalino vero? Vogliamo solo ricordare, noi che l’avevamo verificata, la sua grande precisione, la puntualità, la fermezza nel servizio, il rispetto per i colleghi e i superiori. Un uomo di poche parole e tanti fatti. Il giorno dell’incidente al mattino ha partecipato a un convegno sulla sicurezza stradale. Avrebbe potuto chiedere un permesso sindacale per tutto il giorno. Non l’ha fatto. Già 5 anni fa aveva subito un altro gravissimo incidente mentre, sempre in moto, era di scortava. La convalescenza fu lunga un anno, trascorso fra sofferenze, gessi e terapie, senza tanti lamenti, senza tanti alibi per “imboscarsi”: non era nelle sue corde. Tornare dopo tanto sulla moto era il suo sogno, lo ha realizzato. Peccato che in un caldo pomeriggio di maggio il suo angelo custode si sia ancora una volta distratto e il suo cuore abbia cessato di battere semplicemente perché lui aveva voluto, imperterrito, continuare a fare solo il suo lavoro, il suo dovere, sulla sua moto, schiantandosi contro lo spigolo di un veicolo che sapeva di alcol. Se c’è un paradiso dei Centauri, Pierluigi e là.
Giordano Biserni Presidente Asaps
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