di Davide Stroscio*
"Attacchi” di panico
Ho paura della paura; paura degli spasmi del mio spirito che delira, paura di questa orribile sensazione di incomprensibile terrore. Ho paura delle pareti, dei mobili, degli oggetti familiari che si animano di una specie di vita animale, Ho paura soprattutto del disordine del mio pensiero, della ragione che mi sfugge annebbiata, dispersa da un’angoscia misteriosa
Guy de Maupassant
Durante gli anni della mia infanzia ho passato molto tempo con mio nonno materno e nel corso di quelle ore amavo particolarmente ascoltare il racconto delle sue esperienze passate. Ricordo lo stupore che provavo nell’udire le storie di quando, nel 1936, recalcitrante all’iscrizione al Partito Fascista, era stato costretto ad arruolarsi come volontario nell’esercito e a partire per l’Abissinia (l’odierna Etiopia) e ancor più mi stupivo quando la sua voce calma mi narrava le peripezie degli anni della seconda guerra mondiale. In quegli tempi, mio nonno e la sua famiglia vivevano alla periferia di Firenze, proprio accanto alla Nuovo Pignone (fabbrica ai tempi riconvertita alla produzione bellica) e, come tanti altri, dovettero subire il razionamento del cibo, l’occupazione nazista, nonché i bombardamenti alleati che li costrinsero ad allontanarsi dalla loro casa, troppo esposta al rischio di essere colpita, chiedendo ospitalità ad amici e colleghi. Erano tempi in cui i bambini, finiti i bombardamenti, appena possibile correvano in strada per alimentare la loro collezione di schegge dei terribili ordigni piovuti dal cielo...
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da il Centauro n. 204