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La IV direttiva antiriciclaggio

(UE n° 849/2015) è stata recepita nel nostro paese attraverso il D.Lgs. 25 mag. 2017 nr.90,

recante norme per la prevenzione dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di

finanziamento del terrorismo. Tale Decreto ha sostituito il testo del previgente D.lgs. 21 nov. 2007, n. 231, che resta comunque

il riferimento normativo, di seguito indicato LA.

Il terrorismo

deve essere considerato invece un’attività umana di non facile od univoco inquadramento, all’interno dei diversi

ordinamenti statali o sovranazionali. La valutazione degli accadimenti violenti, spesso estremi, che devono essere ritenuti a fattor

comune tra le diverse sue tipologie, è infatti suscettibile di vario risultato da parte di chi è chiamato, di volta in volta, a determinare

le varie fattispecie di reato. Addirittura soggetti, politici sociali o religiosi diversi, potrebbero giungere in un determinato momento

storico, a ritenerli atti fondanti di un ordinamento o esecutivi di un precetto religioso. Questa situazione deve essere presa in

debita considerazione, non in funzione di un sempre deprecabile relativismo etico, ma dei limiti che potrebbe incontrare la

stessa collaborazione di polizia o giudiziaria, nei vari ambiti territoriali, inevitabilmente destinate ad esserne condizionate. A fattor

comune gli atti terroristici, lo suggerisce lo stesso significato lessicale, mirano a provocare panico, rafforzato dalla sfiducia nella

capacità delle istituzioni di contrastare il fenomeno; da un punto di vista strettamente bellico, qualificandosi talvolta come modalità

operative asimmetriche, vogliono essere la risposta militare di apparati meno organizzati e dotati di armi non tecnologicamente

evolute, rispetto ad una guerra condotta da eserciti convenzionali, meglio equipaggiati ed addestrati.

Ogni organizzazione terroristica

ha necessità di risorse finanziarie per il suo funzionamento, ma può risultare di qualche

utilità investigativa anche ai fini che ci occupano, distinguerle sotto il profilo teleologico:

- Terrorismo con finalità politiche (ideologico), generalmente connotato da selettività nella scelta dei suoi obbiettivi e volto

a sovvertire un determinato ordinamento, non di rado vede l’agevolazione da parte di soggetti esterni, anche appartenenti a

compagini governative, che si avvalgono dell’attività dei propri servizi segreti i quali utilizzano peculiari forme di finanziamento;

l’eventuale successo nel raggiungimento degli obbiettivi renderebbe lecita, ex post, anche la loro condotta criminosa divenendo

tali terroristi i padri fondatori di un nuovo ordine sociale; ciononostante potrebbero sviluppare un particolare legame, squisitamente

personale, potrebbe dirsi affettivo, con la relative risorse finanziarie, soprattutto quando detenute all’estero, tale da non renderle

giustificabili come disponibilità tranquillamente ostensibili.

-

Terrorismo identitario,

nazionalista o etnico, premessa per rivendicazioni territoriali o di autonomia, tendenzialmente volto

a colpire simboli (anche monumenti), condizionare scelte economiche o di stanziamento di comunità; alle spalle dei soggetti

operanti si può intravedere talvolta l’istigazione o il favore da parte di un’entità statale confinante o di una comunità che potrebbe

non collaborare negli accertamenti; non di rado i capi dei movimenti provvedono a precostituire, per se stessi, un ”paracadute”

di risorse finanziarie all’estero che giovi a salvaguardare il tenore di vita di chi “molto ha dato alla causa” nell’ipotesi in cui possa

mancare la fortuna, fermo restandone il valore del contributo personale, rendendosi necessario un precipitoso abbandono delle

posizioni.

Il 6 ottobre del 1981 il presidente egiziano al-Sādāt perì a seguito

di un attentato al Cairo, durante una parata militare per l’anniversario

della guerra del Kippur.Aprì il fuoco su di lui, con un’arma automatica,

un appartenente ad un’organizzazione terroristica fondamentalista,

poi gridando: “Ho ucciso Faraone!”. La motivazione deve ritenersi

di natura politica, in quanto lo riteneva responsabile per la pace

stipulata con Israele. Lo stesso presidente aveva infatti nel tempo

molto favorito i “Fratelli Mussulmani” cui lo stesso attentatore

aderiva, anche se nel tempo il sostegno si era affievolito. L’omicida

venne comunque catturato e successivamente giustiziato insieme

ai complici.

Le anime dannate e la ricerca

del paradiso (fiscale)

(Finanziatori del terrorismo & c.)

Feuernacht

(notte dei fuochi) designa, in lingua tedesca, la notte tra l'11 e il 12 giugno 1961, in cui i terroristi del Befreiungsausschuss

Südtirol, compirono forse 350 attentati dinamitardi In Alto Adige, volti soprattutto ad interrompere le fornitura di energia elettrica. La

data non era stata scelta a caso, ricorreva infatti la vittoria di Andreas Hofer contro le truppe napoleoniche e tradizionalmente venivano

accesi gli Herz-Jesu-Feuer (Fuochi del Sacro Cuore)', sulle cime delle montagne e sugli alpeggi. Per la prima volta nella stessa notte

nel 1796 la Dieta, riunita a Bolzano, aveva affidato alle preghiere al Cuore di Gesù la difesa dall'attacco delle truppe francesi. Tale

voto era poi stato rinnovato nel 1809 dal comandante degli Shützen ed anche quella notte erano stati accesi i fuochi sulle cime da

Innsbruck fino a Bolzano, felice auspicio di vittorie. Durante il fascismo i fuochi erano stati proibiti, riprendendosi tale tradizione nel

secondo dopoguerra, da parte della popolazione Sudtirolese residente nell'alta valle dell'Adige. Dal 1961 la situazione in Alto Adige

si fece incandescente e si contarono diverse vittime tra le forze dell’ordine, ma quella prima notte morì solo un incauto attentatore, a

causa dell’esplosione involontaria di una carica.

Terrorismo mafioso

, volto a condizionare scelte normative o di politica repressiva/carceraria dello Stato (bomba agli

Uffizi), come nella ipotizzata trattativa Stato mafia; ha fonti di finanziamento che non differiscono da quelle dell’associazione

mafiosa nel cui interesse le azioni criminali vengono poste in essere, potendo concretamente sovrapporsi il modello

investigativo del profilo finanziario con quello utilizzato per i reati di riciclaggio. La notte tra il 26 e il 27 maggio 1993

l'esplosione di una Fiat Fiorino, parcheggiata nella centralissima via dei Georgofili a Firenze, presso la galleria degli Uffizi,

ed imbottita con 270 Kg di tritolo di provenienza bellica, ripescato dai fondali della Sicilia, provocò l'uccisione di cinque

persone tra cui una bambina di nove anni ed una di cinquanta giorni, ferendo inoltre quaranta altri innocenti soprattutto

trafitti da schegge di vetro. Tra le vittime si annovera un Ispettore della Polizia Locale. L’episodio deve ritenersi parte di

un unico disegno criminoso, che comportò altri attentati con numerose vittime, tra cui i più noti sono i magistrati Giovanni

Falcone e Paolo Borsellino.

1) Il transatlantico Normandie capovolto nel porto di New York. 2) Foto segnaletica di Lucky Luciano, all'anagrafe Charles Luciano,

(nato Salvatore Lucania - Lercara Friddi 1897 – Napoli 1962). 3) Il bandito Salvatore Giuliano con Vito Genovese, il luogotenente di

Lucky Luciano veste l’uniforme dell’U.S. Army.

di Paolo Carretta*

Attualità

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La trattativa stato

(United States of America)

mafia ci fu

. Avvenne dopo che il transatlantico Normandie (1942), convertito

dall’U.S. Navy per il trasporto di truppe, mentre era ai lavori nel porto di New York, andò a fuoco capovolgendosi. Dietro l’attentato

si ipotizzò da parte della stampa la mano di agenti nazisti, ma più fondatamente il Naval Intelligence ritenne vi fosse quella del

“sindacato”. Fu per tale motivo che ufficiali del servizio avvicinarono in carcere “Lucky” Luciano. Il soprannome gli era stato attribuito

perchè la polizia, avendolo trovato in un magazzino appeso ad un gancio con la gola tagliata da un orecchio all'altro, era riuscita

a salvarlo malgrado la grave ferita, divenendo “Lucky”, il fortunato. Quel galeotto doveva scontare ancora una trentina di anni, ma

garantendo la collaborazione di Joseph Lanza, boss palermitano dei portuali di Manhattan, ottenne in cambio il proprio trasferimento

in penitenziari più confortevoli. Il suo contributo allo sforzo bellico fu rilevante anche per il successivo sbarco in Sicilia nel luglio

1943 (Operazione Husky), purtroppo condizionando molto l’atteggiamento delle autorità verso “cosa nostra” negli anni a seguire.