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Sessantenni allo sbaraglio

Buongiorno, ho letto l’articolo del comandante

Altamura “dai nonni vigile ai vigili nonni”,

concordando perfettamente con quanto da lui

esposto. Indubbiamente c’è più di qualcosa

che non torna.

Nell’anno corrente mi sono definitivamente reso

conto che la pomposa dicitura polizia locale altro

non è che fumo negli occhi, nostri e dei cittadini:

in realtà per tutti noi siamo impiegati comunali.

Questa estate ho partecipato quale uditore ad

una riunione provinciale in Prefettura con tema

le recenti direttive Minniti su safety e security.

Dalla parte dei relatori prefettura, questura,

polizia di stato, arma dei carabinieri, guardia di

finanza, vigili del fuoco. I vigili urbani, preferisco

questa definizione, dalla parte degli uditori

assieme a sindaci, assessori, dirigenti comunali,

protezione civile, rappresentanti di categorie

(!). Sinceramente ci sono rimasto un po’ male,

perché pensavo che almeno il comandante dei

vigili della città capoluogo (Gorizia) potesse sedere dall’altra parte del tavolo.

Nella riunione fra le altre cose è stato specificato che l’aspetto sicurezza nelle manifestazioni spetta esclusivamente

alla Forze di Polizia (che noi non siamo).

Lo scorso mese invece ho partecipato ad una giornata di formazione con tema “uso legittimo delle armi”. L’avvocato

(avvocatessa) è stata estremamente chiara in tutta la sua esposizione, ribadendo fra l'altro che noi non facciamo

parte delle forze di polizia, rientrando invece nella cosiddetta “forza pubblica” che però è un concetto ben più esteso.

Ha inoltre rimarcato che la difesa dei cittadini spetta in via esclusiva alle forze di polizia dello stato, mentre noi

vigili pur potendo essere armati, e in Friuli Venezia Giulia, regione di confine, almeno la metà di noi non è armata,

dovremmo essere “coperti” al 100% solo quando usiamo le armi per la nostra incolumità (difesa) personale.

Da queste due giornate ho tratto la conclusione che nemmeno in questo difficile momento della vita sociale, la

nostra professione e professionalità non può essere paragonata a quella delle forze di polizia.

Allora perché continuare a chiamarci polizia? (con correlate aspettative da parte dei cittadini). Non sarebbe meglio

tornare alla cara vecchia dicitura vigili urbani?

Cordiali saluti socio ASAPS

Germano Danielis

Socio ASAPS

Caro Germano,

ASAPS ha in atto da mesi – lo avrai visto - una campagna di sensibilizzazione a tutti i livelli sui temi della Polizia

Locale. Nessuno oggi in Italia può pensare di lasciare fuori dal "sistema sicurezza" la Polizia Locale. Credo che

solamente con l'unità di tutti i Corpi si possa veramente ottenere qualche successo sia a livello di riconoscimento

economico ma anche giuridico. E su questo è fondamentale il ruolo delle Regioni e dell'ANCI. In tanti convegni

si annuncia un riforma imminente. Ma poi tutto svanisce e anche in questa Legislatura non si approverà alcuna

norma. ASAPS anche con la preziosa collaborazione dell’amico Luigi Altamura, è in prima linea ed è vicina ai 60.000

appartenenti alla Polizia Locale e vuole diventare un punto di riferimento per dare visibilità a quanto ogni giorno

viene svolto sulle strade italiane per la salvaguardia della sicurezza urbana e stradale.

Chiediamo a tutti di starci vicini, per aiutare chi merita pari dignità con le Forze di Polizia.

Buon lavoro e grazie per il tuo sostegno!

Giordano Biserni

Presidente ASAPS

Posta

(ASAPS) PRATO, 5 dicembre 2017 – Gigi Paoli ha dunque svelato

il segreto: il Sovrintendente Capo Lorenzo Rindi, co-protagonista

assieme al cronista de “Il Nuovo” Carlo Alberto Marchi del suo

secondo noir “Il respiro delle anime”, edito da Giunti, è una figura

ispirata al nostro Lorenzo Borselli, vero sovrintendente capo in

servizio oggi alla Specialità di Prato. Il sospetto ci era venuto,

ma è stato solo alla presentazione ufficiale della sua ultima

fatica a Prato, che Paoli si è liberato. Al tavolo, insieme a Paoli e

Borselli, c’erano anche Laura Canovai, pubblico ministero della

città laniera, e Franca Selvatici, di La Repubblica: Gigi Paoli,

per molti anni inviato del quotidiano La Nazione al Palazzo di

Giustizia fiorentino - “Gotham City” per le sue caratteristiche

architettoniche – ha spiegato come le vicende del suo alter ego

Marchi siano ispirate a criteri di assoluta realtà: vero è il rapporto

coi magistrati, vero quello con i poliziotti e i carabinieri, vero quello

con la città, i suoi abitanti e i suoi misteri.

La trama del libro prende spunto, oltre che dai personaggi, da vere indagini, in un magistrale e fantasioso intreccio che

spinge il lettore a consumare, una dietro l’altra, le pagine del romanzo. Lorenzo Borselli, per una volta in divisa, è stato

autorizzato dai vertici della Polizia a partecipare all’evento nella sua città e perfino a firmare qualche dedica sulle copie dei

fans di Paoli: non sono passati inosservati, infatti, gli elogi della dottoressa Laura Canovai al lavoro della Squadra di cui

Borselli fa parte, capace di portare a termine, come ha poi raccontato anche Franca Selvatici, una complicatissima inchiesta

sul fenomeno del “caporalato” in Toscana, diretta proprio dalla Canovai e da un altro magistrato, Antonio Sangermano,

oggi procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di minori di Firenze. Per questo, anche noi dell’ASAPS diciamo

grazie a Gigi Paoli, per aver saputo portare in alto gli investigatori della Specialità, sempre al centro di indagini contro

crimini di ogni genere, ma troppo spesso dimenticata. A quando una fiction? (ASAPS)

Prato, “Il respiro delle anime” è un

giallo risolto dalla Polizia Stradale:

protagonista il Sovrintendente

Lorenzo Rindi, personaggio ispirato

al nostro Lorenzo Borselli

Presentato a Prato, l’autore svela i

retroscena del suo ultimo successo noir

Libri

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