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Attualità

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di Lorenzo Borselli*

(ASAPS) – Mosca (Russia) – La chiamano “Forgotten Baby

Syndrome” (FBS), Sindrome del Bimbo Dimenticato, da tempo

oggetto di accuratissimi studi e osservazioni: si tratta di un

fenomeno molto frequente anche nello sterminato territorio della

Federazione Russa, soprattutto nei grandi centri urbani della

ex URSS, tanto da spingere il ministro degli Interni Vladimir

Kolokol'cev a far approvare alla Duma di stato – il parlamento

federale – una modifica al codice della strada che stabilisce il

divieto di lasciare soli in auto i bimbi di età inferiore ai 7 anni.

Per chi sgarra, in assenza di conseguenze più gravi, per le

quali vige il codice penale, sono previste sanzioni di 2.500 rubli

(circa 36 euro). A far rispettare la norma toccherà alla Polizia

Stradale, cui è stata diramata nelle scorse settimane una

circolare nella quale è sintetizzato lo scopo della nuova legge,

varata con l’approvazione dei dicasteri federali di Giustizia e

Sanità anche alla luce di alcune relazioni redatte dalle agenzie

specializzate. Secondo gli esperti, che da tempo chiedevano

l’introduzione di una normativa in materia, sulla scorta di alcuni

tragici eventi (in Russia non c’è solo il caldo ad uccidere ma

anche, e soprattutto, il gelido “generale Inverno”), l’ordinamento

stradale non poteva prescindervi e ora sono stati accontentati,

pur con qualche difficoltà: per assurdo, infatti, si sono levate le

voci contrarie di alcune associazioni per le quali sarebbe stato

sufficiente, anziché prescrivere la necessaria presenza di un

soggetto maggiorenne, prevedere la possibilità di poter lasciare

uno o più bimbi “under 7” in compagnia di un fratello o di una

sorella più grandi.

I casi innescanti: nel luglio 2015, nel parcheggio di un centro

commerciale di Ulyanovsk (nell’alto Volga), una bambina di 6

anni è rimasta uccisa in un incidente che ha dell’incredibile:

lasciata sola in macchina dal padre e dalla madre, la piccola si

è sporta dal finestrino azionando accidentalmente – questa è

la ricostruzione della polizia – l’alzacristalli e restando soffocata

per impiccamento. I genitori, accusati di omicidio colposo, con

una lunga sfilza di circostanze aggravanti, hanno spiegato che

avevano lasciato la figlia in macchina perché non interferisse

con gli acquisti (

almeno così risulterebbe dalla traduzione

dell’articolo di stampa utilizzato nell’ambito di questa ricerca,

ndr

), rilasciando dichiarazioni molto simili a quelle di altri due

genitori arrestati a Stavropol (Russia sud-occidentale) un mese

dopo, dove in un evento dalla dinamica pressoché identica, ha

perso la vita un bambino di due anni.

Dunque, non solo il fattore climatico potrebbe essere causa di

incidenti con il coinvolgimento di bambini lasciati soli in auto: si

pensi che nel territorio di Trans-Baikal (regione montuosa della

Siberia), nel febbraio 2016, un genitore lasciò soli nell’auto

parcheggiata nei pressi di uno stagno, ben 6 bambini. Uno di

essi avrebbe disinserito il freno a mano, causando il movimento

del veicolo finito poi in acqua: per tre di essi, rispettivamente di

due, cinque e otto anni, non c’è stato niente da fare.

NegliUSAlaNHTSA(NationalHighwayTrafficSafetyAdministration)

calcola che i bambini vittima di abitacoli surriscaldati sono circa

38 all’anno, con un computo di oltre 600 vittime dal 1998, con

il triste primato per stati riconosciuto al

Texas. Il dipartimento di Scienze della

Terra dell’Università di San Francisco

ha redatto uno studio che analizza in

fenomeno della dimenticanza, collaborando

con il SFPD, la polizia metropolitana, ad

un programma di prevenzione generale,

e mentre le tragedie si susseguono molti

esperti accusano le case costruttrici di

veicoli di disinteressarsi del problema:

c’è chi pensa ad alcune App, chi invece

– come la stessa ASAPS – preferisce la

vecchia soluzione: sensore sul sedile e

sul seggiolino che inibisca la chiusura del

veicolo e l’attivazione di un allarme che

risvegli dal torpore l’adulto distratto dalla

sua routine giornaliera.

Inaltreprecedenti nostre ricerche, abbiamo

spiegato che il problema è proprio la routine:

secondo la pediatra statunitense Sara

Connolly, autrice di uno studio pubblicato

sul sito internet Bundoo.com – portale

americano che si occupa di salute infantile

– la Sindrome può potenzialmente colpire

tutti e, anzi, la maggior parte dei genitori

che si trovano a vivere questa esperienza,

sarebbero tra i più amorevoli, spesso

impegnatissimi a crescere i propri figli e

destinati, proprio per questo, ad essere

“irrimediabilmente segnati dall’incidente”.

Incidente dunque, secondo lo studio della

Connoly, e non vero e proprio crimine, per

quanto involontario.

Il dottor David Diamond, professore di

psicologia, farmacologia molecolare e

fisiologiapresso laUniversityof SouthFlorida

di Tampa, ha dedicato la propria carriera

alla ricerca delle valutazioni circa gli aspetti

neurobiologici della FBS: il suo parere è

che sia la routine a spianare la strada alla

fatale dimenticanza: la quotidianità dei

sempre maggiori impegni porta il soggetto

a vivere l’uniformità della consuetudine con

il coinvolgimento di una minima parte di

pensiero cosciente. Pian piano, secondo

le ricerche, queste azioni passerebbero

alla gestione di quella parte della corteccia

chiamata motoria. L’esempio classico è la

guida nel percorso quotidiano tra casa e

lavoro, sempre con lo stesso percorso .

“Alla fine – spiega il dottor Diamond –

possiamo farcela anche senza pensare.

In effetti, la nostra memoria motoria ci

libera dal dover pensare le azioni di

routine che dobbiamo ancora fare perché

il completamento del compito è routine

già collaudata.”

Una specie di riflesso inconsapevole,

capace di alienarci dalla realtà oggettiva e

che empiricamente ci ricorda la distrazione

tipicadi chi parlaal cellularementrecammina

o guida: può passarci accanto la persona

più bislacca e noi non ce ne accorgiamo.

Questa fase inconsapevole della nostra

azione è però contrastata da quella parte

di cervello – l’ippocampo – che ne controlla

la parte cognitiva, capace di scuoterci e

farci prendere una decisione diversa dalla

routine, come ad esempio fermarsi in un

negozio lungo il percorso abituale.

Il dottor Diamond spiega che nella

Sindrome del Bambino Dimenticato, la

parte di cervello in cui si trova il centro

della memoria motoria compete con la

parte cognitiva del cervello e se prende il

sopravvento, in parole povere, è capace

di non far tenere in assoluto conto il

messaggio dell’ippocampo: sappiamo

bene che dobbiamo fermarci al negozioma

la circostanza è ignorata, quasi cancellata,

e così ci troviamo nel garage di casa

senza aver fatto la sosta che ci eravamo

prefissati di fare.

I casi osservati dagli studiosi americani,

hanno infatti verificato che i casi di

abbandono hanno avuto come protagonisti

genitori tratti fuori dalla loro abituale routine,

come ad esempio quello che si è trovato a

dover accompagnare eccezionalmente il

bambino all’asilo, compito necessariamente

espletato dal partner. La corteccia in cui

ha sede la memoria motoria del cervello,

dice al corpo di andare al lavoro, vincendo

il braccio di ferro con l’ippocampo, facendo

completamente dimenticare al soggetto che

deve fare una sosta o che deve deviare dal

percorso abituale e facendogli addirittura

dimenticare che sul sedile posteriore c’è il

bambino. Qui si consuma il dramma: del

bambino non resta alcuna traccia nella

testa del genitore, intimamente convinto

che il bebè sia con il partner.

La NHTSA ha ideato una procedura

che viene normalmente insegnata nei

corsi preparto: alla discesa dal veicolo lo

stesso deve essere ispezionato secondo

un metodo preciso.

Agli studi neurobiologici si aggiungonoquelli

più spicci degli investigatori dell’NHTSA,

secondo i quali tra le cause principali di

questi incidenti vi sono stanchezza e stress

dei genitori, ma anche disattenzioni così

banali e immorali da divenire imperdonabili

agli occhi di giudici e opinione pubblica.

Alla Rice University (Houston, Texas) è

stato messo a punto un sistema d’allarme

capace di rilevare la presenza del bambino

a bordo 30 secondi dopo la chiusura

delle portiere e che invia un messaggio

di testo al telefono del proprietario, oltre

ad azionare un segnale di pericolo visivo

ed acustico capace di attirare l’attenzione

di chi si trovi a passare nei paraggi del

veicolo. In caso di mancata risposta, il

software inizia ad inviare chiamate ad una

lista predefinita di contatti secondari ed

al 9-1-1 (esattamente come un allarme

antifurto), comunicando la posizione esatta

dal veicolo, per avere sul posto polizia,

vigili del fuoco e sanitari.

Secondo gli esperti statunitensi, la causa

di morte delle piccole vittime dimenticate

negli abitacoli roventi è la crisi cardiaca e

la maggior parte di esse aveva meno di

5 anni. Gli studi tecnici dicono che in una

giornata di 25 gradi con cielo coperto, la

temperatura interna di un abitacolo arriva

rapidamente a 35. Peraltro, il 29% dei

bambini morti erano entrati in auto da soli,

sfuggiti alla sorveglianza dei genitori e poi

rimasti chiusi per effetto dell’elettronica,

ma il 52% dei casi investigati sono stati

semplicemente dimenticati e il prezzo

pagato è altissimo anche in relazione

all’incapacità di un corpo così giovane di

resistere a temperature così alte.

La dottoressa Leticia Manning Ryan,

medico pediatra al “Johns Hopkins” di

Baltimora (Maryland), chiarisce che la

temperatura del corpo di un bambino sotto

i 5 anni cresce 5 volte più rapidamente

rispetto ad un soggetto adulto. “Quando la

temperatura internadi unbambino raggiunge

i 40 gradi – spiega – le funzioni degli organi

principali cominciano ad arrestarsi e una

volta toccati i 41,7°, il bimbo può morire

da un momento all’altro.

Perfino il Brasile e Israele hanno iniziato

a monitorare la fenomenologia, come

riportato inun’inchiestadi SilviaBonaventura,

pubblicata da La Repubblica del luglio di

quest’anno: dal 2006 al 2016 ci sono stati

45 casi con 24 decessi nello stato del

Sudamerica, mentre la ricerca israeliana

di Safe Kids parla di 381 episodi accertati,

il 60% dei quali originati da un parente,

mentre nel restante 40 i piccoli si erano

chiusi dentro per gioco senza poter più

uscire.

I pochi dati europei disponibili sono quelli

che emergono dall’analisi della cronaca

che Silvia Bonaventura fa esplorando la

rete: per tutti il copione si ripete, con un

genitore sicuro di aver lasciato al nido il

figlio o la figlia, ma non esiste un database

ufficiale. (ASAPS)

*Sovrintendente Capo

della Polizia di Stato

Responsabile nazionale

comunicazione di ASAPS

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Bimbi abbandonati a morire in auto:

la Russia prende l’iniziativa e prepara

una legge

L’ASAPS torna sulla ricerca del 2015: si tratta di un’emergenza

praticamente ignorata, nonostante le centinaia di piccole vittime,

uccise dal caldo, dal freddo e da altri incidenti